Santa Fe
“The Different City” è il nome che si attribuisce con orgoglio a questa città, sede del governo dello Stato del New Mexico: situata ai piedi delle Sangre de Cristo Mountains, la cittadina (50.000 abitanti) è infatti rocca di tradizioni e – grazie alla sua caratteristica architettura e a un riuscitissimo miscuglio tra le culture indiana, spagnola e anglo-americana – emana realmente un’atmosfera affatto particolare, mentre l’University City of New Mexico e un rinomatissimo teatro dell’opera ne fanno un centro di alto livello culturale.
Nel 1609 furono poste le fondamenta del palazzo dei governatori spagnoli che ancora oggi si erge sul lato ovest dell’ombrosa Plaza nel cuore della città.
Considerando la più antica costruzione pubblica degli Stati Uniti, il palazzo fu fino al 1909 sede della rappresentanza dell’impero spagnolo, quindi dei messicani e infine dell’amministrazione federale degli USA; oggi ospita l’edificio marrone del Museum of New Mexico, che vanta una vasta collezione di arte indiana del sud ovest.
Sotto le arcate del museo gli indiani provenienti dai vicini pueblos della Plaza si vede la cattedrale neoromanica di St. Francis de Assisi (Cathedral Place), costruita tra il 1869 e il 1884 sotto l’arcivescovo John Baptist Lamy.
A sud dell’antico Hotel La Fonda si scorge l’Our Lady of Light Chapel, che vale la pena di visitare per la scala a chiocciola di legno che sale fino al coro della chiesa senza nessun punto d’appoggio.
Dall’altra parte del Rio de Santa Fe si trova il quartiere storico di Barrio de Analco, la cui casa più antica sembra risalire al XIII secolo.
A est di De Vargas Street si giunge a Canyon Road: lungo questa strada, un tempo passaggio dei mercanti che si recavano a Pecos, si trovano diverse casette molto pittoresche, gallerie e studi artistici.
Molto interessante è l’architettura dello State Capitol, costruito del 1966 e caratterizzato da fregi che ricordano quelli dei luoghi sacri indiani (Kiva).
Che l’evangelizzazione degli indiani non sia stata scevra di conflitti e resistenze da parte di questi ultimi, è provato dal ritrovamento archeologico del Pecos National Monument.
Qui vennero portate alla luce le rovine di due missioni, la più recente delle quali era stata costruita sulle fondamenta della più antica.
Il primo convento fu distrutto nel 1680 dagli indiani ribelli, i quali costruirono sulle rovine un Kiva a sua volta distrutto ad opera degli spagnoli che, riconquistata la zona, ricostruirono un altro convento.
Oggi, gli scavi mostrano i resti delle costruzioni indiane e spagnole che convivono pacificamente le une accanto alle altre.